Unione, tecnologia, competitività, creazione di filiere, tipizzazione dei prodotti. Sono queste le parole d’ordine della nuova agricoltura sostenibile che l’Unci (Unione nazionale cooperative siciliane) propone agli imprenditori. L’obiettivo è stato sviscerato nel corso di un evento sul tema ‘Agricoltura ecosostenibile: opportunità e sviluppo’, che si è tenuto sabato 28 ottobre nella suggestiva cornice del Relais Villa Giuliana di Licata (Ag), e che si inserisce nell’ambito progetto CAT Unci Sicilia per l’anno 2023.
Sono gli imprenditori agricoli che devono fare i conti con i mercati esteri, con le siccità, le gelate, le leggi che si rincorrono e le nuove istanze sulle quali essere sempre al passo coi tempi, mentre i consumatori sono sempre meno informati.
L’apertura dei lavori a cura del Direttore Regionale dell’Unci Sicilia, Luisa Tosto e la presenza dei rappresentanti istituzionali hanno dato il via ad un confronto sulla situazione generale dell’agricoltura in Sicilia e nel territorio dell’estremo sud quale è quello di Licata. Ospite di riguardo il presidente nazionale dell’Unci, Andrea Amico che ha sottolineato l’importanza dei Centri di Assistenza alle cooperative con i loro obiettivi di sviluppo e le finalità di penetrazione nei mercati attraverso la tipizzazione dei prodotti e la successiva commercializzazione.
Il presidente dell’Unci agroalimentare Gennaro Scognamiglio ha posto l’accento sul ruolo fondamentale della cooperazione per la creazione di nuove opportunità fondata sul principio che l’imprenditore non è un’isola e solo l’unione può permettere la creazione di un progetto che dà accesso a contributi: “Invitalia ha messo a disposizione dai 7 ai 20 milioni di euro – ha detto – ma solo con progetti completi che aprono le porte agli aiuti che comunque non possono mai essere la finalità ma il punto di partenza.
L’imprenditore è tale quando rischia e non certo se lavora per chiedere gli aiuti dalle istituzioni”.“Dal 2017 – ha detto l’agronomo Pasquale Crispino – sono state introdotte regole perentorie sul rispetto dell’ambiente per promuovere le biodiversità, così come richiede la FAO, e migliorare la qualità del terreno e non certo impoverirlo dopo il ciclo di produzione. I cambiamenti climatici e l’emorragia delle giovani generazioni che vanno via dai piccoli centri devono indurre a cambiare direzione per mantenere la forza lavoro ancora presente sul territorio”.
Gli ha fatto eco l’esperto allo sportello CAT di Licata, Salvatore Magliarisi: “Abbiamo un clima favorevole che ci ha permesso di produrre eccellenze come il melone cantalupo. Eppure assistiamo al deprezzamento: un prodotto che costa all’imprenditore 80 centesimi, viene venduto a 20 per poi finire negli scaffali dei supermercati a 3.50-80. Questo non aiuta, come anche la crisi idrica. Una soluzione potrebbe essere diversificare le produzioni per valorizzare un semplice frutto e venderlo meglio sul mercato”.
Sul tema dell’agricoltura sperimentale ecosostenibile il componente del Cda della cooperativa siciliana della Canapa, Gianluca Mantia ha presentato il progetto che porta avanti con l’utilizzo della canapa partendo dalla storia: “La canapa fino agli anni ’60 – ha detto – era una un prodotto di punta in Italia che era seconda solo alla Russia. Le applicazioni sono innumerevoli: a partire dalla realizzazione dei cruscotti delle auto; per continuare con le bioplastiche e i prodotti farmaceutici (creme, olio di canapa) e poi ci sono i mattoni che oggi rappresentano la scommessa. Poi arrivano le leggi ambigue che bloccano le produzioni per analisi considerate scorrette e questo non fa bene all’imprenditore che investe il suo tempo, il denaro e le energie in progetti in cui crede”.
Alla fine un vivace dibattito sulla comunicazione che non arriva al consumatore: ma per ottenere aiuti per la pubblicità servono progetti agricoli nuovi, moderni ed articolati e in questi casi le istituzioni intervengono con cifre cospicue per mettere in moto la macchina della comunicazione che arriva nelle case dei consumatori spesso impreparati.
QdS, 28/10/2023